VIAGGI Da giornalista nel cuore di Londra: dal maestoso Guardian all'omaggio a Farzad Bazoft, Marx e Kinks

di Maurizio Cavaliere
I giornalisti molisani conoscono Londra e Londra conosce i giornalisti molisani. Seguendo questa snella traiettoria si è snodato il viaggio organizzato dall’Ordine professionale regionale nella metropoli inglese, culla di alcune tra le più importanti testate e televisioni a livello mondiale. Quattro giorni intensi, scanditi dal programma stilato dal Presidente Antonio Lupo e dai suoi consiglieri regionali (compresi quelli nazionali) quasi tutti presenti.
Dal nuovo centro finanziario di Canary Wharf, sede tra l’altro di testate come Daily Telgraph, Indipentent e Daily Mirror, che da sole valgono il peso di due milioni di copie vendute ogni giorno, oltre che di storiche agenzie di stampa come la Reuters (foto col collega Lino Santillo)
l’itinerario si è via via addentrato nel cuore della Londra più tradizionale e chiassosa, bacino di dodici milioni di abitanti, vissuta nella sua totalità anche dai tanti giornalisti italiani, corrispondenti e inviati di giornali, tv e agenzie, che ogni giorno provano a raccontare le vicende curiose e interessanti della città più cosmopolita e per certi versi tollerante d’Europa.  
La visita all’Ambasciata d’Italia apre il confronto con i nostri connazionali che contano in terra d’Albione. Noi di Nuovo Molise siamo in buona compagnia con i colleghi Lino Santillo del Quotidiano del Molise, Aldo Ciaramella e Pasquale Lombardi del Tempo ed Enzo Luongo di Primo Piano Molise.
Il Ministro plenipotenziario Giovanni Brauzzi ci accoglie nella sala riunioni della struttura che, come tante altre missioni diplomatiche, si trova poco distante dal centro. Alla visita, interessante per avere una prima sensazione su dove e come lavorano i diplomatici italiani all’estero, fa seguito un tour di Fleet Street, la nota vecchia strada dei primi quotidiani inglesi, che si trova a poche centinaia di metri dal Ponte dei Frati Neri, quello del ‘suicidio-omicidio’ di Roberto Calvi. Da anni ormai tutte le testate si sono spostate altrove. Primo a muoversi Rupert Murdock con le sue quattro creature: Times, Sunday Times, Sun e News of the world. L’ultima traccia di giornalismo attivo è scomparsa con il trasferimento da qualche mese degli uffici della France Press. Se qualcuno chiama questa direttrice ancora col fascinoso appellativo di ‘The  Ink Road’, via dell’inchiostro, si deve oggi solo alla chiesa di Saint Bride, l’edificio ecclesiastico anglicano dove i giornalisti si sposano, pregano e ricordano insieme le tante vittime dei mezzi d’informazione cadute mentre riportavano i fatti di guerra o altre storie dai connotati oscuri. Arriviamo ed entriamo appena in tempo per apprezzare la serietà e solennità di una manifestazione organizzata dal Telegraph per annunciare il Natale, fare beneficenza e provvedere all’assegnazione di attestati di benemerenza.
Meno sentimenti e deontologia, subito dopo, nella puntatina all’Istituto Italiano di Cultura, presieduto da Carlo Presenti. L’ufficio, ampio e di prestigio, organizza, per la maggior parte della sua attività, eventi ricreativi di ottimo livello volti a promuovere lo scambio culturale tra Inghilterra e Italia, operando a stretto contatto con l’Ambasciata. Ci lavorano sedici persone ed è ospitato tra i vecchi palazzi in stile vittoriano ed edoardiano nella pace di Russell Square. Meglio di così…
Interessante la successiva visita alla sede Ansa. Con il responsabile Patrizio Nissirio a fare gli onori di casa, abbiamo la sensazione di una redazione vivace e preparata, ma costretta a fare i conti con il ridimensionamento globale imposto dal giornalismo di oggi. Un po’ quello che avviene in Italia. Tre i giovani colleghi che lavorano a Londra, a loro il compito di raccogliere tutte le notizie del giorno e trasmetterle alla sede centrale in Italia.
Non potevano mancare le tappe intrise di mestiere vero. Prima la spettacolare ‘incursione’ al Guardian, storica testata che sta facendo pelo e contropelo al premier Gordon Brown e alla sua nutrita schiera di ministri. E’ il top investigator David Leigh, penna cui si deve il successo di alcune inchieste sulla discussa condotta dell’ex numero uno di Downing Street, Tony Blair, a introdurci nei meccanismi del giornale. E’ quasi ora di pranzo e nell’immensa sala che ospita la gran parte del lavoro di desk sono già operativi giornalisti a iosa. Sono decine e decine, alcuni impegnati a… chiudere l’edizione domenicale del Guardian, The Observer,
che in poche ore deve andare in stampa. Gli aggettivi che ci vengono in mente sfilando in religioso silenzio tra le scrivanie super tecnologiche sono gigantic e professional. Non si sente un fiato, tutti sono magicamente immersi nelle loro inchieste.
Infine approdiamo alla Bbc e conosciamo la sede Rai di Londra. Cominciamo dalla British Broadcasting Corporation, colosso di nome e di fatto. Il tour previsto ci conduce tra i segreti degli ampi e numerosi studi tv. Dopo aver visto il collega Mauro Carafa alle prese con una simulazione delle previsioni meteo e aver partecipato nei panni di concorrenti a un quiz del tutto simile a quelli che spopolano sulla televisione pubblica inglese,
ci trasferiamo alla sede Rai, in Bruton Street, tra negozi in e sfarzi natalizi, non distante dall’opulenta Regent Street. Ci accoglie la squisita personalità del giornalista bolognese Stefano Tura. E’ da questa redazione che partono i servizi che aggiornano gli italiani sulle ultime strampalate beghe della famiglia reale o su altri fenomeni di costume caratteristici dell’Inghilterra di oggi. Il viaggio si conclude qui, nel centro di Londra, tra mille volti che colorano il senso civico di un luogo magico che non smetteremo mai di scoprire. Ci resta solo un po’ di tempo per lasciare il gruppo di colleghi molisani e raggiungere, con la sola compagnia del professor Tommaso Di Domenico, giornalista anche lui, i quartieri di Highgate e Muswell Hill dove abbiamo deciso di vivere la Londra più autentica e fiera, quella dei Kinks di Village Green (e ovviamente ce la spassiamo a vedere la casa nativa del grande Ray Davies e il locale dove, adolescente, suonò per la prima volta), delle casette a due piani della middle class dove, ogni mattina, strilloni e lattai provvedono imperterriti nelle consegne a domicilio.   
Attraversato un parco ricco di pace e di verde raggiungiamo il cimitero di Highgate dove vogliamo rendere il nostro modesto omaggio ad alcuni giornalisti che hanno perso la vita per scoprire la verità. Uno di questi è Farzad Bazoft, brillante reporter di origine iraniana, free lance, per il già citato Observer. Bazoft fu assassinato ad appena 31 anni dalle autorità irachene dopo essere stato accusato di spionaggio per Israele, reato costretto a confessare sotto tortura mentre lavorava in Iraq. La realtà pura parla di un giovane talento sulla via della verità, attento e pronto a raccontare i fatti, dopo aver appreso di una sospetta esplosione in una fabbrica di missili, che aveva causato la morte di tanti tecnici egiziani coinvolti in segreti militari. Vicino alla lapide del compianto Bazoft
si alternano le tombe di tanti altri giornalisti, politici e rivoluzionari. Nel cimitero adiacente riposa la salma di Alexander Litvinenko, l’ex ufficiale del Kgb morto per avvelenamento da polonio 210 nel novembre 2006. E poi c’è Karl Marx, la cui tomba, anch’essa oggetto del nostro percorso solitario, è posta in grande evidenza sulla stradina in leggera discesa.
All’ombra della scultura ai piedi della quale giacciono le spoglie del grande filosofo tedesco e fondatore del comunismo moderno, termina l’ultima tappa del viaggio oltremanica. Decine di chilometri più a Sud ci aspettano gli altri colleghi molisani e il rientro nella nostra minuscola provincia italiana.
(pubblicato sul quotidiano Nuovo Molise il 15 dicembre 2009)

Commenti

Post popolari in questo blog

L'INCHIESTA 'Onna Peppa, Maddalena e le ragazze di Porta San Paolo: le case di tolleranza a Campobasso. Quando un po' di telegrammi valevano una marchetta gratis