SPORT Il Bojano dei miracoli e il suo secolo di calcio tra leggende, promozioni e soprannomi. Ecco la storia

di Maurizio Cavaliere
(pubblicato sul quotidiano Nuovo Molise il 27 agosto 2009)
La città di Bojano vanta diversi primati. In gastronomia, con i Perrella e i Pulsone a fare da apripista, ha dato i natali alle mozzarelle più buone del Centro Sud Italia. In termini geomorfologici è la città molisana più devastata dai terremoti nel corso della storia, città che poi è anche fonte del più generoso e noto fiume molisano: il Biferno. E, sul terreno a noi più familiare, quello sportivo, annovera la società calcistica più longeva e anche per questo apprezzata della nostra regione.
La presentazione dell'Unione Sportiva Bojano, avvenuta domenica scorsa in Piazza Roma, all'apertura dei festeggiamenti in onore del Santo Patrono, San Bartolomeo, è stata anche l'occasione per rimettere insieme un po' di materiale (fotografico e cartaceo) del Bojano che fu, quello che ha piantato le basi per l'ascesa del sodalizio attuale, fresco della terza promozione in serie D della sua storia infinita.
Un Bojano che, soltanto grazie all'impegno dei dirigenti attuali e degli imprenditori locali, che quasi mai hanno negato un contributo alla società (bella lezione per i loro colleghi campobassani!) ha saputo resistere all'ennesima minaccia di crack finanziario.
Alle pendici del Matese non conoscono la parola fallimento. Sanno evidentemente che la sparizione della società di calcio sarebbe un colpo all'immagine stessa dell'economia locale che, fino a prova contraria (a meno di nuovi, clamorosi autogol del governo regionale), gode ancora di buona salute.
E così, tra un pensiero e un ricordo, ci ritroviamo nello stand allestito in piazza Roma, a spolverare gli angoli più remoti del passato calcistico ‘biancorossoblu', proprio così, visto che la prima maglietta del Bojano, quella pre-rifondazione del 1962, aveva gli stessi colori di quella dei lupi: rosso e blu, appunto. Ci accompagna nel nostro viaggio sentimentale il tifoso per eccellenza del Bojano. Ha 59 anni, si chiama Antonio D'Ercole, ma per tutti, da sempre, è semplicemente "Spruzzo".
L'inizio del calcio matesino si perde lontano nei primi anni del secolo scorso. I boianesi più vecchi di oggi ricordano una data precisa: il 1902. Sembra questo l'anno di fondazione del Bojano calcio. Non ci sono documenti ufficiali, in proposito, ma è certo che un gruppo di appassionati decise sulla scorta di quello che avveniva un po' a tutte le latitudini in Italia, di mettere su una squadretta di ‘football'. Di quegli anni non ci sono nomi e cognomi definiti, né immagini sdrucite ma solo sensazioni sempre più annebbiate.
Per avere i primi riferimenti concreti bisogna risalire agli anni Trenta con i fratelli Ugo e Ninuccio Mastrocola, Paqualino Romano, detto Capaianca da alcuni e Micialic (storpiatura dialettale di Marcello Mihailc, mezz'ala di Napoli, Inter e Juve, biondino come lui) da altri, Salvatore Iannetta detto "Sferra" e Camillo Perrella (omonimo e zio del liutaio di oggi). In quegli anni la casacca del Bojano è minimale: maglia azzurra con banda orizzontale rossa, pantaloncini e calzettoni neri o rossi con richiamino azzurro.
In questa ‘mise', nell'immediato dopoguerra (1947) i bifernini affrontano una partita rimasta nella leggenda, non tanto per il quotato avversario (il Napoli), quanto per il fatto che in città c'è qualcuno convinto che il Bojano abbia addirittura vinto. Una leggenda, appunto, visto che l'amichevole venne (ovviamente) stradominata dall'undici campano. 
Sei o sette a zero il punteggio finale con la straordinaria partecipazione del gigantesco (quasi due metri, dicono!) Roberto La Paz (foto), mulatto attaccante uruguaiano, che sul prato del vecchio campo sportivo di Via Barcellona, giocò addirittura scalzo. Il divario tecnico tra le due formazioni, i partenopei militavano in serie A, era talmente ampio che, secondo i bene informati, l'unico tiro verso la porta napoletana, fu opera dello stesso La Paz, da centrocampo, così, tanto per scuotere dal torpore il suo portiere.
Di quel gruppo c'è una foto, che tuttavia non è la prima immagine della squadra matesina.
Lo scatto più antico risale a quando il Bojano affrontò un campionato regionale (abruzzese), probabilmente contro formazioni giovanili. Queste le rivali del girone: Francavilla, L'Aquila, Pescara, Teramo e Chieti. Quella era una squadra piuttosto agguerrita, infarcita di giocatori giovani e meno giovani (il più forte era il portiere isernino Favellato che poi avrebbe giocato anche con Campobasso e Sulmona), molti dei quali non ci sono più, ma che hanno lasciato un'impronta netta sulla quale hanno lavorato in seguito altri boianesi doc, personaggi dai soprannomi bizzarri che hanno portato avanti il progetto calcio alle sorgenti del Biferno in pieno ventennio fascista, proprio mentre il calcio italiano viveva il suo momento di maggiore gloria con i due titoli mondiali di Vittorio Pozzo, inframezzati dall'oro di Berlino nel 1936, sempre con in panca il mitico allenatore piemontese.
A proposito di soprannomi, è noto da che a Bojano sono ben provvisti di fantasia. Il calcio segue questa regola e i nomignoli si sprecano, soprattutto negli anni prima e dopo la Seconda guerra nella mondiale. I più simpatici li abbiamo raccolti qua e là nei pressi di Piazza Roma.
Per tutti citiamo il singolarissimo ‘Spolipett' (forse un dispregiativo di Boniperti, in effetti, non aveva i piedi vellutati del giocatore bandiera della Juve), nome di battaglia del compianto Carmine Venditti, uno che, in panchina e come dirigente, ha dato tantissimo al calcio bifernino. Poi il portiere Priolo, detto ‘Occhio’, perché al termine di una partita, a forza di richiamare l'attenzione dei compagni ("occhio, ragazzi"), perse del tutto la concentrazione e subì un gol imbarazzante per qualsiasi numero uno che si rispetti. E ancora Antonio Riccio (padre di Massimo, attuale commissario presidente della società), al secolo ‘Pepetta', da non confondere con il cugino ‘Pupitto', il mediano Domenico Gentile. Infine Mario Rocco, altro giocatore di rottura, detto ‘Ruscione' per via della capigliatura pel di carota. Nomi che evocano ricordi dolci del secolo scorso, anni luce prima del Bojano di Cosco, La Cava e Farina, i tre tecnici che nel recentissimo passato hanno firmato la promozione in serie D.
Del Bojano di oggi conosciamo più o meno tutto. Quarantasette anni ininterrotti di vita la fondazione fu appunto nel 1962 - interessanti anche per la modifica cromatica delle magliette: dal rossoblù, vestito anche dai più quotati rivali del Campobasso, al bianco e rosso, colori dello stemma cittadino. E poi i campionati, caratterizzati sempre da una straordinaria capacità di basarsi sull'entusiasmo dei giovani locali e sulle intuizioni e l'impegno di calciofili non solo del posto (ricordiamo per tutti gli ultimi: Mario Del Bianco, Antonio Malatesta, Egidio ‘Sandokan' Amatuzio, Roberto Colalillo e suo figlio Mario, nostro valido collega).


Tanti i nomi che hanno calcato il prato dello stadio oggi intitolato ad Adriano Colalillo. Tra i più promettenti i fratelli Candigliota, uno dei quali entrò nelle mire del club che al tempo vantava il miglior vivaio italiano: il Torino. Senza dimenticare i calciatori di... provincia che hanno poi vissuto da protagonisti la fase pre e post autonomia del calcio regionale. Per esempio i due portieri Mario Oriente e Arnaldo Varriano. Oppure personaggi poliedrici come Gaetano Iannotti, oggi apprezzato produttore di chitarre e altri strumenti artigianali sotto lo pseudonimo di Jim Reed.
Tra gli anni novanta e la decade in corso, come accennato, arrivano i risultati più importanti della società. Dopo quarantasette stagioni senza fallimenti, la sensazione è che adesso sia necessaria una svolta a livello dirigenziale. Con gli attuali vertici dovrebbero operare a breve altri imprenditori con la passione per il pallone. Sarebbe questo il miglior modo per garantire agli appassionati, non più numerosissimi per la verità, quel sogno che in Molise è alla portata di pochissime società: arrivare alle nozze d'oro. L'anniversario ricorrerà nel 2012, anno in cui il presidente regionale della Figc Piero Di Cristinzi, come ha giustamente promesso l'altra sera nel corso del vernissage in Piazza Roma, assegnerà al team biancorosso l'ambito premio per aver raggiunto i cinquant'anni di età con il nome di Unione Sportiva. Cinquant'anni che, se si eccettuano il periodo della guerra e altre piccole, fisiologiche soste, lievitano fino a 110, considerato anche il primo Bojano. Abbastanza per raccogliere tutto in un libro, come auspica il super tifoso "Spruzzo", e quanto basta per insidiare i primati raggiunti dalla comunità boianese in altri comparti economici e sociali: perché al gusto delle mozzarelle e alla purezza del Biferno, si accompagni sempre la speranza di un pallone che rotola su un prato verde, all'ombra di una montagna massiccia e rassicurante che si chiama Matese.

Commenti

Post popolari in questo blog

L'INCHIESTA 'Onna Peppa, Maddalena e le ragazze di Porta San Paolo: le case di tolleranza a Campobasso. Quando un po' di telegrammi valevano una marchetta gratis

VIAGGI Da giornalista nel cuore di Londra: dal maestoso Guardian all'omaggio a Farzad Bazoft, Marx e Kinks