ARTE Giacomo Porzano, a Campobasso la retrospettiva di un grande artista

su I Fatti del Nuovo Molise                                                                           16 novembre 2012

                                                                                                                             

di Maurizio CavaliereE’ una mostra degna della massima attenzione quella che da sabato scorso è ospitata dalla Sala ‘Azienda x le arti’ della Palladino Company a Campobasso. Su il sipario sulla maestria di Giacomo Porzano, straordinario interprete della pittura del Novecento.  Per volere di Tiziana Monti, figlia del grande artista ligure morto nel 2006, l’Archivio Porzano viene proposto all’attenzione degli amanti dell’arte. “E’ la prima mostra antologica di Giacomo Porzano – ha spiegato Tiziana Monti –Siamo felici di poter esporre così tante opere, alcune delle quali mai viste prima in pubblico. Perché abbiamo scelto Campobasso per il lancio? Beh, perché mio padre sosteneva che i grandi eventi e le grandi situazioni nascono in provincia”.

L’artista Giacomo Porzano
Ben 146 i lavori presenti non solo nell’open space, ma anche all’ingresso e nei corridoi dello spazio espositivo messo a disposizione dall’editore campobassano Gino Palladino. Per l’inaugurazione sono scesi a Campobasso anche gli altri due curatori della mostra,Maria Maddalena Monti e Mauro Rea, quest’ultimo noto ai molisani per le sue personali e altre esposizioni curate sempre per la Palladino Company. Entrambi, visibilmente emozionati e fieri dell’evento, hanno raccontato ai presenti il percorso che li ha portati a Campobasso per una ‘prima’ tappa espositiva dal sapore intenso.“L’evento è stato voluto da mia madre – ha spiegato Maria Maddalena Monti –nell’ambito dell’attività dell’Archivio Giacomo Porzano, volta all’organizzazione, promozione e coordinamento di eventi dedicati alla sua memoriaQui c’è grandissima parte della sua produzione, molte di queste opere sono state esposte e apprezzate anche oltreoceano, ma mai dopo la morte dell’artista”. Il quale non amava essere al centro dell’attenzione, anzi, preferiva che le sue opere fossero percepite senza ricamarci su con troppe parole.

Alcune opere esposte di Giacomo Porzano
A rappresentare nella sua interezza il messaggio artistico di Porzano ci ha pensato Ennio Calabria, altro grande artista italiano che aveva con il pittore spezzino un rapporto di grande stima, affetto e amicizia. Il 75enne artista nativo di Tripoli, tra i principali esponenti del figurativismo europeo, ha reso ancora più gradevole la serata. Il suo straordinario intervento, quasi una lezione di garbo, di umanità e di amore per l’arte, ha rapito l’attenzione dell’audience, inquadrando il ‘fenomeno Porzano’ in un’aura di malinconica rincorsa all’io artistico, ma senza passare per la strada più comune e comoda. “Essere presente all’inaugurazione di questa mostra mi inorgoglisce e al tempo stesso mi commuove – ha detto – soprattutto in un momento di sordità della nostra società come quello che stiamo attraversando. Ce l’ho in particolare con il nostro Paese, la nostra Italia. Se la Francia avesse avuto un artista del calibro di Porzano – spiega - lo avrebbe giustamente esaltato, parlando di un mito e mettendo in mostra tutta la sua straordinaria produzione, invece noi viviamo in un’Italia orrenda, mi spiace dirlo, ma è così. Un Paese che ignora pezzi della nostra storia e cultura, un Paese che non ha più specchi, che non riflette la propria immagine e quindi non si accorge di quello che è diventato, un Paese omologato”.
La crisi dei valori, dell’arte e dello stesso sentimento di riconoscenza dell’uomo che tanto ha dato e fatto per la sua società, è un dato di fatto che il passionale Calabria è costretto a esaminare con freddezza, trovando i motivi di questo declino nella stessa incapacità di guardare in se stessi, di spingersi oltre il comune senso dell’essere parte di una scena sociale e artistica senza più emozioni, coraggio e colori.
“Noi – ha proseguito Calabria – cominciamo a scoprire la possibilità di considerarci non più come un derivato. Il riflesso che proviene dall’interno è quello di una società ormai sorda, ottusa, che ha escluso le dimensioni introspettive della personalità. Fino a quaranta anni fa le dimensioni razionali e quelle pragmatiche interagivano con quelle interiori. Ne scaturiva una macchina perfetta che sapeva identificare i valori. Oggi, invece, noi non esistiamo più per quello che siamo, ma per come ci collochiamo socialmente. Dunque anche noi subiamo il destino che Benjamin aveva profetizzato tantissimi anni fa, ovvero che l’arte avrebbe prima o poi incarnato soltanto il proprio valore espositivo. Ecco perché oggi la nostra autorità proviene esclusivamente dalla forza espositiva. E questo è il problema di fondo”.

L’artista Ennio Calabria a Campobasso
L’analisi impietosa di Ennio Calabria ha lasciato a bocca aperta i presenti. Poche parole, limpide, un solo concetto e il disegno in bianco e nero del quadro fosco dell’arte di oggi, così come professata e percepita, è bello che fatto. Calabria parte da lontano per focalizzare via vai l’attenzione sull’arte di Porzano. “Per fortuna – ha detto – solo il tempo è in grado di giudicare le opere. Per quanto mi riguarda, io scopro la grandezza di questo artista ogni volta che mi capita di vedere le sue opere. E’ una consapevolezza continua, che cresce, che prende forma nel senso ormai acquisito di un Porzano uomo e artista che rappresenta l’emozione vivida di una personalità continuamente interessata alla realtà, un‘arte che, altrettanto continuamente, riesce a inventare e a reinventarsi. E pensare che in passato su di lui sono state scritte delle grosse stupidaggini, per esempio il fatto che la sua straordinaria abilità di disegnatore penalizzasse la pittura. Questa gente non ha capito che la forza di Porzano, che io ho avuto il piacere e l’onore di conoscere bene, sta nel fatto che i dettagli che non sono descritti sono da lui realmente posseduti. Un esempio? La capacità di riprodurre la vibrazione della pelle, la cosiddetta pelle d’oca. Ci vuole un talento enorme per fare certe cose, per esprimerle. Sono aspetti della sua arte che sono per lui elementi concreti dai quali egli percepisce il mistero dell’esistenza. Giacomo – ha concluso un ispiratissimo Calabria, guardandosi attorno, quasi a voler captare un cenno da parte del vecchio amico – è un anticipatore perché coglie i processi mentali, quelli delle scelte consapevoli, insomma tutto ciò che è diventato vezzo, dove per vezzo si intende il costume interiore, il modo di essere. Questo è stato Giacomo Porzano, artista autentico e intellettuale di grandissima civiltà”.
Chiusa l’appassionata, convincente e straordinaria ‘arringa’ di Calabria, la serata è proseguita con il via vai di visitatori, la maggior parte dei quali piacevolmente sorpresa dalla direzione decisa imboccata dall’happening, oltre che dalla qualità delle opere Tra i lavori esposti, di straordinario impatto sul pubblico quelli più piccoli e in bianco e nero, datati anni Cinquanta, e quelli riguardanti i ritratti di amici e altri nomi prestigiosi della cultura italiana e mondiale targata Novecento. Pasolini, Humpery Bogart, Kafka, De Chirico e Sciascia. Gli ultimi due hanno parlato in termini molto lusinghieri della sua vena artistica. Ma il pittore originario di Lerici è stato citato anche da tanti altri intellettuali di razza, per esempio Renato Guttuso, Duilio Morosini, Giovanni Arpino, Cesare Zavattini e altri ancora.
Nel complesso la prima antologica di Giacomo Porzano rappresenta un evento unico per il Molise e offre uno scorcio inedito e per questo privilegiato sul secolo scorso, un itinerario che non mancherà di attrarre tanti visitatori e curiosi, tra gli altri anche gli studenti delle scuole molisane che, supportati dai loro docenti, si annunciano numerosi.
 

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