IL FATTO Quella parolina urlata dai bambini in curva, ma cosa vi aspettavate dai... figli della Littizzetto?

di Maurizio Cavaliere

La maniera in cui la maggior parte dei media sta trasformando in un flop l'interessante idea di portare i bambini sotto i tredici anni in curva al posto degli ultras, somiglia sempre di più a una 'menata' ipocrita di quelle della peggiore specie, di quelle all'italiana...

Premesso che urlare 'merda' al portiere avversario può scandalizzare chi frequenta i teatri o gli stadi del tennis, ma non quelli - media, istituzioni e altri tifosi - che conoscono fin troppo bene il pubblico calcistico, le sue origini, i suoi eccessi, primo fra tutti quello dell'emulazione dei padri da parte dei figli, mi chiedo cosa ci sia di imprevedibile e sconcertante nel coro poco ortodosso lanciato dai giovanissimi tifosi della domenica ieri sera a Torino.

Prima di tutto stiamo parlando di un'abitudine, quella del coretto sul rinvio dal fondo, che si sente da decenni sui campi di calcio e che, almeno fino a ieri sera, era stata sempre archiviata alla voce 'simpatica goliardata da stadio' e non solo da curva. Una consuetudine che vede coinvolte anche le famiglie, quindi pure gentili signore e giovani virgulti che neanche sanno quello che dicono e perché lo fanno. In Spagna quell'urlo si sente dai lontani anni Ottanta, mutuato chissá da dove. Da noi diventa 'merda' con il solito ritardo, più o meno a partire dalla fine dei Novanta.

Ma l'Italia non é la Spagna, bensì una terra in cui vige la teoria degli eccessi. Così dal non censurate e fregarsene (neanche un mese fa)  se gli ultras lanciano buste di urina contro famiglie e bambini, ferendone alcuni, si passa ai processi mediatici contro creature che hanno una media di dieci anni. Giá, bambini che hanno come unica colpa quella di essere cresciuti in un Paese in cui il culto della parolaccia comincia dall'asilo e spopola nei salotti buoni e nelle tv, alimentato proprio dai mezzi d'informazione, gli stessi che oggi s'indignano ascoltando quella parolina di cinque lettere che, nei loro sketch, penso alla Littizzetto, abbonda come gli articoli determinativi. Se una popolare comica può abusare del linguaggio per far ridere la gente, nella tv pubblica (e in fascia protetta!), non vediamo il motivo per cui un bambino non debba urlare quel termine mentre assiste a una partita di calcio, o per lo meno, non siamo per nulla sorpresi che ciò accada.

Ecco che quindi una rivoluzionaria iniziativa che potrebbe aprire nuove brecce nelle frequentazioni domenicali in curva, viene rivoltata a proprio piacimento dagli stessi responsabili di una buona parte dell'imbarbarimento civile, quelli che fomentano l'odio tra le tifoserie e sono i primi a esasperare i toni. Pensiamo ai tre grandi quotidiani sportivi che, per vendere qualche copia in più, prendono questa o quest'altra posizione o, peggio ancora, conducono processi sommari per influenzare l'opinione pubblica.

Il fatto che quel coretto si sia alzato spontaneamente da una curva governata interamente da bambini di dieci anni dovrebbe invece far riflettere i media e i moralisti di giornata, i quali hanno perso un'altra grande occasione per fare un favore al calcio in agonia di oggi, dando poco peso alle immagini della festa, agli abbracci sinceri alle parate o al gol. Dopo di che passeremo tutti ad assimilare il lancio di sassi e aste di bandiere su gente innocente al coro 'scemo, scemo' indirizzato all'arbitro caduto goffamente sul terreno di gioco. L'ultimo... stadio dell'ipocrisia all'italiana da domenica sera.

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