SOCIETA' Il negozio chiude per crisi a Campobasso, ma lui non cede: ora vende e scambia vinili su internet. Conosciamo Roberto Orlando

di Maurizio Cavaliere
(pubblicato su www.primonumero.it il 7 ottobre 2013)
Radio Capital lo ha definito uno degli ultimi autentici baluardi del vinile. Autentico perché Roberto Orlando, 39enne avvocato beneventano ma ormai campobassano per amore (di Lucia), non vende null’altro che 33 e 45 giri. Il suo negozio in Piazza Andrea d’Isernia a Campobasso si è piegato come tanti altri al ventaccio della crisi.
La serranda di alluminio che abbiamo visto abbassata, insesorabile, dove per un anno ha dimorato il suo Replay Box, è uno dei tanti segni profondi della decadenza di una città che dovrebbe essere un capoluogo di regione. Ma Roberto non ha chiuso il sipario dei sogni e ora vende e scambia dischi su internet. E lo fa con il mestiere di un appassionato della prima repubblica del vinile. Uno che è sopravvissuto all’avvento dei cd e poi del file sharing.
Lo abbiamo incontrato nella pioggia di un sabato grigio, all’opera nel suo deposito, non troppo distante da via De Pretis, tra casse di sette e dodici pollici, mix e altri vinili che dagli anni ’50 arrivano al terzo millennio.
Orgoglioso come quando avevi il negozio, Roberto? “Certo, le passioni non muoiono mai”.
Ma dalla vendita diretta al pubblico a quella online ce ne passa… “Sì, è diverso, ma io dall’esperienza del negozio di Piazza Andrea d’Isernia ho potuto mettere a punto i  meccanismi migliori per restare in contatto con i clienti e gli altri appassionati con i quali quotidianamente scambiamo dischi, informazioni ed esperienze”.
Poco ricettivi i molisani verso il vinile o in crisi il mercato stesso di questo supporto? “Direi che il problema è complessivo e complesso. Ci sono molti molisani con i quali sono in… sintonia e la riscoperta del vinile che c’è stata negli ultimi anni ha favorito l’avvicinarsi di tanti giovani. Tuttavia, se non c’è passione vera, il disco non si compra, quindi forse bisognerà aspettare ancora un po’, quando questa generazione che sta tornando a sentire la musica come un tempo avrà fatto proseliti”.
Una chiacchiera dopo l’altra sfogliamo un disco alla volta il suo… catalogo. Roberto Orlando è nato negli anni Settanta, ma una buona fetta della sua offerta ricopre la decade precedente. Che sia fornito non vi è ombra di dubbio. Trovare un vecchio mix degli Inspiral Carpets non ci sorprende. Apprezziamo e torniamo agli albori, a quando scoccò la scintilla.
Ricordi quel momento? “Certo, anche se ero veramente piccolo. Mio fratello, più grande di me di pochi anni, ascoltava già musica da quando ne aveva dieci. A me compravano i 45 giri con le sigle dei cartoni. Poi improvvisamente ascoltai un pezzo in radio che si chiamava Electricity, era il lato B di Enola Gay degli Omd. Lo chiesi al negoziante e lo trovai. Era il 1980, avevo sei anni. Mamma mia…”.
Un po’ precoce. Certo che amare il retro di un 45 giri a sei anni non è cosa da tutti. Un predestinato? “In effetti non proprio da quel momento, ma dalla seconda metà degli anni Ottanta quando, con l’avvento dell’house music, cominciai a fare il dj, fu un aggiornamento continuo, un amore non stop”.
Un periodo magico, il 1988, l’anno della dance in casa, della musica di Chicago. “Fantastico, mettevamo dischi per gli amici e si facevano delle serate memorabili con un ottimo ritmo per ballare”.
E poi il Madchester sound proprio a cavallo del passaggio tra vinile e compact disc. Già, il cd, come lo hai metabolizzato? “Non è stato facile, lo ammetto. Sono stato tra gli ultimi ad acquistare un lettore cd. Lo presi nel 1994 ai tempi dell’unplugged dei Nirvana, credo sia stato quello il primo cd che ho acquistato. Una questione di abitudine, forse, di difficoltà al cambiamento, ma anche un fatto di ascolto. Quello del vinile non ha eguali, ancora oggi. Il cd è più limpido forse, ma un 45 giri con i suoi suoni di sottofondo lo riconosci subito e ha un fascino tutto suo”.
Immagino che una resistenza ancora maggiore sia arrivata con il dowloading, Napster in particolare… “Ho scaricato musica come tutti, ma come tanti ho notato che non è la stessa cosa. E’ certamente uno strumento utilissimo per accedere a gruppi o sound difficilmente reperibili. Ma non è un buon veicolo per immagazzinare informazioni o vivere un disco. Il fatto stesso di non percepire visivamente o al tatto un prodotto ti porta altrove, certamente non verso il prodotto artistico in sé. Però internet è stata comunque una svolta fondamentale e apprezzabile per la musica. In particolare perché ti consente di rivolgerti a milioni di persone che hanno il tuo stesso amore per l’arte, di scambiare informazioni e di farti conoscere ovunque”. E questo per te che lavori tramite il tuo sito www.replaybox.it è determinante. “Certo – replica - se una città o un luogo in generale è refrattario verso la tua proposta allora puoi rivolgerti altrove e verificare che il vinile è ancora il sale della musica –  conclude -  Proprio come tu in cuor tuo hai sempre pensato”. Come pensiamo in tanti, ma senza la stessa tenacia e pazienza. Che poi, magari, ti capita di vendere un 45 giri di Elvis e di comprarne uno di musica elettronica allo stesso prezzo, chissà, nel tuo deposito, mentre ascolti un vinile arancio trasparente dei Monkees e la pioggia cade e si mischia meravigliosa nel fruscio della puntina al primo solco.

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