SEMINARIO Guerra e pace ai tempi di internet. Lezione-verità di Ennio Remondino agli universitari di Campobasso

di Maurizio Cavaliere
 
Campobasso. Ennio Remondino ripercorre la strada del giornalismo vecchio e nuovo, la sua funzione sociale spesso macchiata dall’ombra scura del potere: da Omero il ’raccontaballe’, perché cronista retroattivo pertanto discutibile, alla notizia vera e propria che vola rapida, immediata e sbatte sulla terra, come la bomba sganciata su Hiroshima, metafora fragorosa dei primi incroci pericolosi tra stampa e governi influenti.

Il giornalista Rai genovese, noto ai più per le sue inchieste talvolta rivelatrici di sconvolgenti, scomode veritá, ha tenuto nel pomeriggio di oggi un’interessante lezione su come ’Comunicare la guerra e la pace ai tempi della rete’. Di fronte a lui l’audience dell’aula Fermi dell’Unimol, occupata per la maggior parte dai ragazzi del corso di laurea magistrale in Servizio sociale e Politiche sociali.
Introdotto dal Presidente del Corso, Alberto Tarozzi, Remondino ha parlato citando esempi genuini e acquisiti in un linguaggio chiaro che non ammette zone d’ombra. Stimolati subito i ragazzi: «Oggi tutti sono in grado di comunicare, tutti pensano di poter dare informazioni, il problema è che non c’è più tutela della potenziale verità. Come ci districhiamo allora in questo caos, soprattutto in situazioni delicate come quelle di un conflitto che può avere ripercussioni devastanti per il pianeta? Oggi passiamo dai mass media alla massa dei media - ha proseguito - quindi siamo orientati dritti dritti in questa direzione».
Invitato da uno studente ad approfondire il rapporto perverso a tre fra guerra, media e verità, che Remondino ha affrontano quattro anni fa nel suo ultimo libro ’Niente di vero sul fronte occidentale’, il ’vecchio reporter’ ha tirato fuori il mestiere, quel bagaglio di esperienze che comporta spesso la straordinaria ed efficace fusione tra l’emozione dell’uomo e la sensibilitá del cronista. «Spesso la realtà è semplice, io ho avuto l’opportunità di vederla da vicino. Invece nei media le guerre cadono spesso dal cielo, senza preavviso, quando invece i conflitti nascono e maturano come tutte le cose di questo mondo. Quello che manca è l’approfondimento prima e dopo.  Dopo il boom della guerra in Siria vedete ancora reporter a raccontare quello che sta succedendo? Eppure se ne è parlato tantissimo fino al mese scorso». Insomma, se la guerra tira, il titolone non glielo leva nessuno, altrimenti zac, tagliata via senza pietá dalle redazioni. Un po’ macabro detto così, ma efficace e, soprattutto, vero. Non solo istruzioni per l’uso quelle di Remondino. Lo ha ribadito in conclusione Ivo Stefano Germano, docente di comunicazione pubblica e sociale dell’Unimol, cui è toccato il compito di tirare le somme del seminario. «Oggi abbiamo imparato che la guerra nella globalizzazione è una guerra dove la menzogna ha sostituito il segreto - ha detto Germano - Le immagini modificate con photoshop, le giustificazioni continue per semplificare argomenti seri: questo è quello che vediamo tutti i giorni. I media parlano ma non mobilitano più. Manca la prospettiva e purtroppo - ha concluso - manca spesso anche l’interesse».

pubblicato il 29 ottobre 2013 su
http://www.primonumero.it/attualita/primopiano/articolo.php?id=15169


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