Progna e Maradona: "Quella volta che pensai di averlo anticipato, ma lui fece una magia"

L’ex giocatore del Campobasso ricorda le sfide in serie A col più grande fenomeno del calcio mondiale

di Maurizio Cavaliere

La morte di quello che con Pelè è considerato il più grande calciatore di tutti i tempi ha sconvolto gli sportivi di tutto il mondo. Anche dal Molise, dove il ‘pibe de oro’ non ha mai giocato, e sarebbe potuto succedere, in Coppa Italia, visto che nei suoi primi anni italiani il Campobasso giocava in B, piangono la sua morte, piangono l’estro del calciatore inarrivabile, la favola del bambino che ha coronato il sogno più grande tra i sogni di tutti i bambini dell’umanità, il mito del trascinatore.

Se lo ricorda bene Domenico Progna, leccese di origine, ma campobassano puro da quasi quarant’anni. Grande calciatore anche lui, libero roccioso ma bravo anche a impostare: con Carletto Perrone se la gioca per la palma di migliore calciatore mai approdato in Molise, al Campobasso, ovviamente. Progna ha marcato diverse volte Maradona (in seconda battuta, da buon libero) nei suoi anni di serie A tra Pisa e Atalanta. Gli abbiamo chiesto un ricordo di quelle sfide, di quel campione così grande sul rettangolo verde, ma, prima, naturalmente la sua reazione alla notizia di questa sera. “Sono sconcertato e mi dispiace. Se ne va un giocatore senza eguali, che fa parte di un altro calcio”.

La prima volta che ha affrontato Maradona, Progna giocava nel Pisa. “Era la stagione 1985/86 (alla fine della quale Maradona avrebbe vinto il Mondiale con l’Argentina, ndr), seconda di campionato. Finisce 1-1 con il nostro vantaggio di Klaus Berggren, su assist di Volpecina, e loro pareggio con Giordano all’inizio del secondo tempo. Maradona era Marcato da Chiti ma spesso incrociava la mia direzione. Mi ricordo una cosa incredibile. Su un fallo laterale, il pallone va verso di lui e io corro per anticiparlo. Ero convinto di avergli preso la palla, ma lui l’aveva toccata prima di me, non so come, era già scappato via, per fortuna eravamo a centrocampo… Ecco, lui quando partiva nei primi metri, era talmente veloce che non potevi controllarlo, faceva quello che voleva in campo, lo sappiamo bene. Con Van Basten, è stato il più forte che ho affrontato”.

Altra stagione (1988/89) e un’altra giocata (ma sarebbe meglio dire furbata) tipica di Maradona. L’aveva messa in scena due anni prima ai summenzionati mondiali: gol di mano simulando un colpo di testa, contro l’Inghilterra (poco dopo realizzò pure il gol più bello nella storia del calcio) che costa un cartellino rosso a Progna.

“Eravamo sullo 0-0 al San Paolo, era l’ultima azione della partita, in pieno recupero. Ci fu un tiro di Careca, palla al centro dell’area, Maradona si avventa e tocca di mano, la palla arriva a Giacchetta che segna. Protestammo tutti e io fui espulso dall’arbitro Coppetelli di Tivoli. La cosa ancora più curiosa è che ritrovai Coppetelli in un’altra partita a Bergamo e mi chiese scusa per non aver visto il fallo e per la conseguente espulsione”.

Per la cronaca, Maradona, intervistato negli spogliatoi dopo l’episodio non parlò di ‘mano de Dios’ ma con un ampio sorriso ammise di fatto le sue colpe. Maradona era noto anche per questo: grande compagno di squadra, simpatico, umile, nonostante il suo illimitato potere calcistico. “Peccato – ha concluso Progna, che contro il fuoriclasse argentino giocò anche una finale di Coppa Italia – la sua vita sregolata gli è costata cara”.

È vero, e la recente operazione al cervello, nonostante gli esiti confortanti, non lasciava presagire nulla di buono. D’altronde, si sa, quando parli di Maradona, non parli di un calciatore ma, in senso più ampio, di un artista del calcio, una specie di poeta maledetto dei gol impossibili, il genio e gli stravizi fanno parte della stessa storia, unica, leggendaria. Come lui.

di Maurizio Cavaliere

 

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