Corpus Domini e Misteri dopo il Covid, successo e... sollievo


di Maurizio Cavaliere


Nonostante il calo di presenze, le emozioni per il ritorno della festa e degli ingegni sono state enormi. A Selvapiana tripudio-nostalgia per i Litfiba. I nostri momenti clou: il passaggio di spalla dei portatori del Mistero di San Nicola per superare la strettoia di Sant’Antonio Abate, l’89enne Michele che si emoziona e grida senza voce al passaggio dell’ingegno che porta il suo nome e il mitico diavolo Italo Stivaletti (foto) che ‘esorcizza’ lo stress spruzzando il liquido rosso sulla lingua della moglie, Lucia. Ecco il nostro racconto.


Non era la prova del nove per la città e per l’amministrazione comunale: quella del Corpus Domini 2022 era principalmente il punto di ripartenza sociale e ricreativo del popolo campobassano privato per due anni dalla pandemia del suo momento identitario più autentico. Tra una polemica e l’altra l’approccio alla festa non era stato incoraggiante, ma il giorno dopo è piuttosto chiaro che sia andato tutto bene, a parte l’evidente calo di presenze

in centro città. Gli operatori del centro parlano del 50 per cento in meno di movimento, che è imputabile solo in minima parte alla decisione di ‘spostare’ i due concerti serali a Selvapiana. Il grosso è probabilmente dovuto ai timori persistenti per il Covid e alle pressioni psicologiche, alle tossine che molti di noi non riescono a tirare fuori dopo due anni di paura e di fuoco mediatico.

La conquista del Corpus Domini è soprattutto la conquista degli odori forti delle bancarelle (ce n’erano meno rispetto al passato, mancava anche il celebre venditore di piatti barese, peccato). E la riconquista dei Misteri, di diavoli e santi, demoni e angeli della folla disseminata lungo le vie che gli ingegni del di Zinno percorrono da tempo immemore.

         Il fantastico vortice infernale dell’ingegno di San Michele, sempre acclamatissimo dalla folla campobassana

Abbiamo percepito la gioia indicibile nei bimbi, delle famiglie e un’emozione forse ancora più trasparente da parte di quelli dell’Associazione Misteri e Tradizioni, il gruppo che organizza la ‘nostra’ bellissima rappresentazione sacra in movimento.

Con meno gente per strada, ma era comunque tanta, è risultato ancora più evidente lo spettacolo della memoria che riemerge forte dai sampietrini del centro storico. C’è il mondo nei Misteri campobassani: il sudore sulla fronte dei circa trecento portatori stanchi sotto il sole, i bambini che dondolano sugli ingegni e salutano la folla e i parenti, alcuni soffrono ma resistono, perché sono evidentemente lì perché lo vogliono loro.

La dolce e sorridente Elena Sofia, nipote del grande e compianto maestro Domenico Fratianni. nei panni di Maria Maddalena ha pure lei emozionato i genitori e la piazza. L’angioletto alla sua destra invece non ce l’ha fatta. La prima bimba è scesa prima della partenza, nel piazzale del Museo. Il bimbo che l’ha sostituita è sceso pure lui durante il percorso, lo stesso ha fatto il bambino imbracato dopo. Sono intoppi tipici di una manifestazione che dura più di tre ore, aspetti che rendono tutto più umano e caratteristico e che denotano l’attenzione che c’è verso i piccoli figuranti (ben 55) che sopportano una fatica ed emotiva notevole. Ogni ingegno ha il suo medico pronto a intervenire: tutto deve essere ragionevolmente controllato. Poi c’è un papà (Roberto) e una mamma che di figli sui Misteri ne hanno addirittura tre: en plein e complimenti per il ‘sentimento’, ragazzi.

Essere cambuasciani vuol dire innaffiare le radici della memoria di una città che non sempre è capace di specchiarsi, come fa la tunzella, e di apprezzarsi a dovere.

Tunzella bella e brava nella parte, come è stato sottolineato da tutti. Martina Timperio si cimentava per la prima volta nell’ambìto ruolo, supportata nell’area della vestizione da mamma Roberta, forse più emozionata di lei.


Dei diavoli sapevamo tutto: Italo, Antonio e gli altri non si risparmiano mai, sono i veri trascinatori della processione. Due anni si sono fatti sentire anche per loro: Italo Stivaletti

era più teso del solito. Bellissimo quando per esorcizzare (lui, diavolo!) l’attesa ha preso lo spray con il liquido rosso utilizzato per ‘infiammare’ la lingua, lo ha spruzzato su quella della moglie, Lucia che, sorridente, ha ‘assecondato’ il desiderio del diavolone per antonomasia. I Misteri, così come interpretati dai Teberino, sono del resto una grande famiglia prima, durante e dopo: tutti danno qualcosa, tutti sono meravigliosamente felici e consapevoli della missione di cui sono letteralmente portatori.

Diavoli umani, sì. Le linguacce, le frasi a effetto e le ‘sentenze’ scagliate come fulmini sotto il sole all’indirizzo dei campobassani riconosciuti durante il percorso non sono mai mancati. Applausi a scena aperta per loro e per Antonio Santella, il leggendario ‘Abramo’ dell’omonimo Mistero. Antonio si è congedato dalla sua gente, ultima apparizione nel ruolo per lui. Lo ha salutato pure il vescovo Bregantini, dal balcone del Municipio. E’ stato Abramo per 50 edizioni e prima aveva interpretato per tre volte il diavolo, mentre, per quattro edizioni aveva ‘comandato’ da capo squadra il Mistero della Maddalena. Antonio e i Misteri sono un fenomeno unico e meraviglioso: inno all’appartenenza e alla personalità del cambuasciano doc: bisognerebbe ‘clonare’ lui e il suo barbone bianco.

A proposito dei capi squadra, che ‘tosti’ anche loro. Battere forte sul legno delle piattaforme degli ingegni e gridare la frase simbolo dei Misteri “Un du’ tre scannett allert” è un po’ come gettare l’esca perché il pubblico raccolga lo sforzo di tutti e lo accompagni con un applauso. Ma dietro c’è un lavoro enorme, fatto di motivazioni e di grande attenzione affinché non si esca mai dalla via maestra, anche in senso letterale quando l’ingegno pesa più di 600 chili ed è più largo degli altri. Lo abbiamo visto, assistendo direttamente al passaggio nella strettoia di via Sant’Antonio Abate. Subito dopo aver svoltato l’angolo e attraversato l’omonima porta, gli ingegni cominciano a salire, lentamente. Dopo cento metri circa, si trovano di fronte all’imbuto più angusto del centro storico. La strada si stringe notevolmente e per la struttura che regge il Mistero di San Nicola ci vuole una manovra chirurgica per passare. E’ qui che avviene il cambio di spalla dei portatori, ancora una volta eccellenti nel far sembrare tutto leggero e semplice, eppure sulla destra della strettoia si vede il segno dei passaggi del passato: solchi nel muro, solchi nella storia, come quelli che abbiamo visto nei vicoli di Larino, dove transitano ‘a forza’ le grandi ruote dei carri di San Pardo.

La gente si emoziona: c’è tanta umanità che rimbalza da un ingegno all’altro, c’è tanta eccitazione e pure tanta devozione tra gli astanti.

Ci emozioniamo anche noi quando, sotto il sole del Municipio, di fronte agli ingegni ‘schierati’ per la benedizione del Vescovo, un anziano signore grida con la poca voce che ha: ‘Michele, Michele’ e il braccio è proteso verso il Mistero dedicato al Santo di cui lui, 89enne campobassano, porta il nome. Michele (foto in basso) ci dice che per due anni gli ingegni sono rimasti fermi: lo sappiamo, certo, ma detto da lui, con la malinconia negli occhi, ha un significato talmente diverso, che il peso dell’assenza diventa fortissimo, così come si accentua il messaggio di rinascita. Ci siamo persi qualcosa di importante e lo abbiamo ritrovato. Non c’è retorica nella compostezza di Michele che, improvvisamente, s’infiamma e tende il braccio verso l’alto quando davanti ai suoi occhi si piazza la ‘macchina processionale’ con i tre diavoli e la sedia capovolta. Che bello.



Sul balcone del Comune il Vescovo benedice la città, il sindaco Gravina gonfia il petto e il presidente della Regione Donato Toma fotografa la piazza gremita di cuori e di entusiasmo.

In serata si infiammeranno pure ottomila molisani (e no) per l’arrivo del diablo in terra, Pierò Pelù con i vecchi compari dei Litfiba. Operazione nostalgia che è piaciuta evidentemente tanto. Il concerto di Selvapiana, nel tripudio generale, sarà anche quello un bel successo.

Maurizio Cavaliere

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