La Molisana investe e vola, Ferro: “Osiamo per crescere ancora”


di Maurizio Cavaliere

Con l’acquisizione di gran parte dei terreni e degli impianti dell’ex Zuccherificio di Termoli, la centenaria industria della pasta potrà espandersi e assumere nuovi lavoratori. Intervista con l’amministratore delegato Giuseppe Ferro: “Ho messo il lavoro davanti alla salute”. Le soddisfazioni: “Che bello avere il rispetto dei nostri competitor e la stima dei molisani”.

CAMPOBASSO. Una coda di tir, a volte disposti pure su due file, gente che entra ed esce dal cancello bianco, al civico 100A: quando imbocchi via Giuseppe Ferro a Colle delle Api ti accorgi della grandezza della Molisana, storico pastificio e orgoglio della nostra terra, oggi talmente grande da guardare tutti dall’alto inella classifica dei pastifici italiani, alla voce ‘crescita’ nel 2021. Sì, il primo per espansione sui mercati, nonché secondo brand italiano per la pasta integrale. Oggi l’altro Giuseppe Ferro, amministratore delegato del gruppo e nipote dell’industriale cui è dedicata la strada, gestisce quello che può ben essere definito come un impero, si dice così in questi casi. Roba di cui essere fieri per tanti motivi, primo fra tutti esserci riusciti, ripartendo da zero, dopo il fallimento della vecchia azienda, con tutti i rischi che a un’operazione del genere sono connessi.

C’è una storia fantastica dietro questa famiglia. Nei primi del ‘900 Domenico, il bisnonno di ‘Peppe’ – lo chiamano tutti così – si trasferì dalla Campania in Molise dove, nel 1910, in corso Bucci a Campobasso, impiantò un molino a palmenti per la produzione di farina. E’ lì, nel centro cittadino, che venne gettato il primo seme. Quattro generazioni dopo, La Molisana continua a essere un vanto per il Molise, con oltre 200 dipendenti, considerando solo quelli del pastificio. E, soprattutto, una realtà produttiva che guarda oltre, investe tanto e restituisce al nostro territorio, oggi con ‘Peppe’, ieri con suo padre, il Cavalier Enzo.

Ha fatto felici tanti molisani la notizia della settimana scorsa: La Molisana ha acquistato all’asta quasi tutto il terreno e gli impianti dell’ex zuccherificio di Termoli, altra realtà legata allo sviluppo industriale del Molise finito purtroppo nel vortice di un declino inarrestabile.

Una notizia che ha portato il ‘sentiment’ della gente nei confronti del pastificio Ferro a livelli sorprendenti. E’ il segno della forza di un’impresa imprenditoriale straordinaria, dell’autorevolezza del brand, dell’affidabilità degli uomini e delle donne che conducono la barca verso porti sempre più sicuri e lontani. Autorevolezza che fa il paio con la considerazione riguadagnata dall’azienda nei confronti delle industrie di settore (Barilla e De Cecco su tutte). “Sì – ci racconta ‘Peppe’ Ferro – quello del rispetto che i nostri grandi competitor hanno oggi per noi è forse l’aspetto più gratificante di questa grande avventura. Ma mi fa piacere anche che a parlare bene di noi sia la gente molisana. Non riesco a seguire tutto quello che succede, ma se queste sono le reazioni ne sono felice”.

L’ex stabilimento saccarifero sarà dunque sito di stoccaggio del grano e snodo logistico del gruppo: “Quando ho visto quei capannoni e quei grandi spazi mi sono entusiasmato. Lì passa la ferrovia e a due passi c’è l’autostrada. La posizione strategica dell’ex zuccherificio crea un eccellente snodo intermodale, che facilita l’approvvigionamento della materia prima dalle regioni limitrofe”. 

La Molisana stoccherà lì tutto il grano proveniente dal Basso Molise e parte di quello che arriva dall’Abruzzo e dalle Marche. Per la Puglia il silos resta quello di Foggia. Ma è probabile che gli ampi spazi a disposizione verranno utilizzati per diversificare la produzione, ancora non è noto in che direzione.

“Abbiamo preso la decisione due mesi fa, spinti anche dal fatto che una struttura come l’ex zuccherificio è molto simile, per dimensioni e necessità, a quella di un sito per lo stoccaggio del grano. Perfetto poi l’aspetto logistico – prosegue Ferro – In gran parte tutti i capannoni e gli spazi edificati sono in ottime condizioni, altre aree come quelle degli uffici sono invece da buttare a terra. Ci vorranno altri investimenti oltre a quello, enorme, che abbiamo appena fatto”. 

L’impegno economico assunto dalla Molisana è in effetti ragguardevole. L’azienda campobassana sborserà 2 milioni e mezzo di euro, circa, considerando anche l’ultimo lotto ancora da acquistare (forse non ci saranno avversari nell’imminente nuova asta). In tutto 25 ettari di terreno. Cifre importanti anche per un’azienda che vede da vicino il traguardo dei 300 milioni di euro di fatturato. Aprire a nuovi scenari e rischiare è d’altronde peculiarità del patrimonio genetico dei Ferro. Se non fosse stato così, probabilmente, non sarebbe neanche scoccata la scintilla dell’orgoglio, quel moto di emozioni e ambizioni che ha spinto il gruppo a rimettere in piedi tutto da zero, quando sugli scaffali dei supermercati non c’era più una sola confezione di La Molisana.

Impresa rischiosa e tecnicamente difficile. Ma Giuseppe Ferro, la sorella Rossella, responsabile dell’area marketing, e i cugini Francesco e Flavio, quest’ultimo responsabile degli stablimenti del Gruppo, oltre che gli altri professionisti della partita, hanno fatto il miracolo: “Riguadagnare la fiducia del consumatore era l’aspetto più complicato e oggi anche quello più soddisfacente. Poi, abbiamo cambiato la nostra immagine e, un passo alla volta, abbiamo raggiunto il top”.

Sotto l’insegnamento del padre, Enzo, Giuseppe e Rossella, in particolare, hanno ridato impulso e personalità al marchio La Molisana. E una grossa solidità, a prova di mercati sempre più globali e allo stesso tempo complessi. Caratteri differenti quelli di Enzo Ferro e Giuseppe, e una visione imprenditoriale parimenti dissimile: “Sì, siamo diversi, ma ci accomuna un aspetto essenziale per chi fa questo mestiere: l’onestà”.

L’attuale amministratore delegato è il primo artefice di una svolta decisiva, che ha portato il gruppo ad un approccio più temerario negli affari. Osare è il credo della nuova Molisana: l’operazione fatta con l’ex zuccherificio rientra in questo filone di decisioni di prospettiva, rischiose, ma, a tutti gli effetti, giuste e redditizie. E’ il segno di un‘evoluzione forse necessaria, di approcci che fanno i conti con ambiti geografici, trattative e visione complessiva più ampi che in passato. “Ogni imprenditore ha il suo indirizzo gestionale. Non c’è impresa senza rischio – commenta ‘Peppe’ Ferro – L’acquisizione del marchio fu un’operazione che era in sé molto complessa, lo stesso vale per tante altre decisioni prese negli ultimi anni. Ringraziando Dio, le cose sono andate bene e ora la nostra barca viaggia forte. Sento che possiamo continuare a spingere sulla rotta di oggi”. Rotta che, all’ombra del grande silos, che identifica l’ex zuccherificio del Molise, porterà nuove idee e, soprattutto, nuovi posti di lavoro. “Sì, ora siamo oltre 200 e, con le altre imprese collegate, quasi 300. Chissà, forse potremo arrivare anche a 400 dipendenti. Ora non sappiamo neanche noi dove arriveremo. Il nuovo impianto è distante da quello campobassano, faremo scelte ad hoc sulla manodopera. Certo è che diventeremo ancora più grandi”. 

‘Peppe’ Ferro ha già fatto cose importanti, ma per come interpreta il ruolo, sembra essere solo a metà dell’opera. Ci ha messo l’anima, tutta la passione, il tempo e gli sforzi mentali necessari per raggiungere l’obiettivo prefissato. Responsabilità e stress li ha anche pagati l’anno scorso. “Quando metti il lavoro prima della salute devi mettere tutto in preventivo – spiega – Oggi sto bene, andiamo avanti con decisione e, se mi volto un attimo indietro, sono contento di quello che abbiamo fatto nel corso degli anni. Perché desideravo e desideravamo così tanto tutto questo che non si poteva rallentare”.

Sforzi immani, sacrifici, risultati: ne beneficia adesso la collettività molisana che potrà presto contare su nuovi posti di lavoro, famiglie che ritroveranno la sicurezza in una fase di drammatica recessione economica. Restituire al territorio quello che il territorio ti ha dato è, d’altronde, sinonimo di sensibilità e visione organica dell’ambito sociale, economico e reale in cui si produce. I Ferro lo hanno sempre fatto. Il Cavalier Enzo ha fatto in modo che alcuni centri molisani potessero essere dotati di infrastrutture di riferimento per le comunità. La chiesa di Campitello Matese, per fare un esempio, è in gran parte opera di una sua donazioneRossella Ferro, Direttore Generale della Magnolia Basket, ha ridato un senso e una speranza allo sport locale, quello femminile in particolare. Pochi anni per ‘inventarsi’ una squadra di basket che oggi milita in serie A1 dove non recita da comprimaria, anzi, veleggia nei quartieri nobili della classifica. Il sogno è quello di dare: da una parte a Campobasso la speranza di poter un giorno lottare per lo scudetto nazionale; dall’altra aprire una valvola di sfogo per tante ragazze desiderose di praticare lo sport ad alti livelli.

Per Giuseppe Ferro invece restituire al territorio vuol dire soprattutto dare un’opportunità lavorativa per restare nella nostra regione. “Da tempo rifletto su questo aspetto. Al Nord ho conosciuto tanti molisani costretti ad emigrare e lasciare gli affetti, perché da noi mancava e manca il lavoro. Sono vicende dolorose che mi hanno fatto pensare. Da imprenditore sento anche questa responsabilità. Lavorare lontano da casa è non è bello per nessuno”.

Come lo vede allora il futuro della terra in cui è nato? Dove intervenire per rafforzare la speranza di un riscatto sociale, prima ancora che economico? “Credo che lo stato delle vie di comunicazione sia centrale rispetto al problema – dice – Il Molise non ha un aeroporto, non ha una un porto per la partenza e l’arrivo di merci e non ha un sistema di strade all’altezza. Così, diventa tutto più difficile”. Immaginiamo i disagi dell’azienda di cui è titolare: i tir sulla Bifernina, il traffico, i ritardi, l’impossibilità di sfruttare le ferrovie e il porto. La Regione Molise sta finalmente spingendo per la realizzazione della ‘quattro corsie’, che potrà collegare la costa  Adriatica all’Autostrada del Sole. L’opportunità che si avrà con i Fondi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza è enorme e la Regione si è già inserita in una serie di bandi. Anche il porto di Termoli cambierà volto e veste, così come verrà rafforzata la rete ferroviaria lungo la fascia adriatica. “Bene – dice Ferro – ci vorrà una programmazione efficace, perché stiamo assistendo all’impoverimento delle aree urbane dell’interno, Campobasso e Isernia comprese. L’unica città che resiste è Termoli che, grazie alle vie di comunicazione, non rischia l’isolamento come il resto della regione.

“Non so quello che succederà con i nuovi investimenti – prosegue – l’importante è che questi soldi, tanti o pochi che siano, vengano spesi bene. Di altre cattedrali nel deserto non abbiamo bisogno. Verranno anche tempi complicati, con l’aumento di luce e gas che è ormai imminente per le famiglie e per tutte le aziende. Ci vorrà ovunque una gestione più oculata. E, soprattutto, bisognerà agire per tempo, evitando di arrivare senza preavvisi all’aumento del costo dei servizi, perché poi ti resta solo il tempo per leccarti le ferite”. Discorsi comuni ai top manager e ai padri di famiglia: ‘Peppe’ Ferro è entrambe le cose. Nel frattempo, con l’acquisto di gran parte degli impianti dell’ex zuccherificio, ha trovato il modo di mettere a segno un altro colpo. Perché di questi tempi, quando un imprenditore molisano investe forte sul suo territorio, è un po’ come vincere al Superenalotto, meglio ancora se lo vieni a sapere mentre mangi un bel piatto di pasta fatto con grano molisano stoccato nei silos, rimessi a nuovo, di una vecchia industria maltrattata.

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