Scorrano ‘torna’ al vecchio Romagnoli: il suo campo, la sua figurina… il nostro ricordo

di Maurizio Cavaliere Dodici anni fa moriva il giocatore più rappresentativo del calcio molisano. La sua storica figurina rivive sullo sfondo del vecchio stadio.
Conserviamo con cura quella figurina. La numero 395 dell’album dei calciatori Panini 1982/83. Era un doppione, mai riutilizzato o attaccato. Troppo rischioso. Resta infatti tra i ricordi di un tempo lontano, più o meno tra l’infanzia e l’adolescenza, 10 anni, quando sei un bambino con il sogno di realizzare il gol vittoria nella finale dei mondiali. Michele Scorrano, che divide la figurina con Carmelo Parpiglia, era una colonna portante di quel calcio. Non era forse il prototipo dell’idolo di tutti i ragazzini, spesso orientati ai giocatori d’attacco o di centrocampo, ma era il capitano, pertanto il giocatore più rappresentativo e carismatico di quel Campobasso, appena salito in serie B. Un totem. Una grande carriera, di seguito allenatore dei giovani e poi, dodici anni fa, ci lasia improvvisamente. Di domenica, poco prima dell’ora di pranzo. Il Campobasso giocava in casa, sempre in serie D, come oggi. Un dramma che ha portato via all’affetto dei suoi cari e di migliaia di tifosi rossoblù un uomo di grande qualità morale e uno dei calciatori più forti della storia dei lupi, senz’altro quello cui è maggiormente legato il concetto di ‘molisanità’ e di attaccamento alla maglia. La ragione per cui i tifosi lo hanno amato e ancora lo amano è tutta qui, si fa per dire… Oggi, per rendergli omaggio, siamo tornati nel suo stadio, il vecchio Romagnoli, visto che quello di Selvapiana non gli è mai stato intitolato. Ci siamo risistemati proprio lì, nel punto esatto in cui seguivano quelle partite, dietro la rete di recinzione della curva Nord (eravamo troppo piccoli per andare tra i Cuc, gli utrà di allora). Quanti fumogeni abbiamo respirato tra i tubi innocenti della vecchia curva. Così abbiamo ricollocato la figurina nell’area visiva in cui il baffuto capitano difendeva sempre coi denti serrati, maestro di agonismo e marcatore implacabile: la fascia destra della difesa del vecchio Romagnoli come presidio d’amore per i colori rossoblù. Scorrano lo ha ‘sbranato’ quel prato ed è ancora là con le sue proverbiali sforbiciate a liberare la metà campo da possibili insidie. Ancora là, nei sogni di ogni bambino e di tanti tifosi del Campobasso. La serie B, quel campo e Michele Scorrano sono la stessa cosa. Tante volte ci siamo chiesti perché all’ingresso di Selvapiana non c’è il suo nome. Vecchie questioni burocratiche e ruggini con la famiglia Romagnoli. Sappiamo la storia, e neanche abbiamo voglia di tornarci su. Petizioni, contro petizioni, slogan, mozioni a Palazzo di Città, murales e perfino una curva a lui dedicata, la Nord di Selvapiana (ci hanno pensato i tifosi, ovviamente). Niente. Solo parole. A dodici anni di distanza. Perciò Scorrano resta nei ricordi del vecchio stadio, in quella figurina ben tenuta, di un album che costava 300 lire, pur sapendo la comunità molisana intera, che l’altro stadio, troppo grande per noi, meriterebbe il suo nome. Altro calcio altri tempi. Migliori o peggiori, non sta a noi dirlo. Ma la memoria di un popolo, quella vera, non è un dato soggettivo. Una moltitudine di molisani vuole la stessa cosa: non è un’interpretazione, ma un dato di fatto. Nel frattempo ognuno di noi lo ricorda come può. Onore al vecchio Capitano, che sia di buon auspicio per il ritorno dei lupi tra i ‘pro’.

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