PERSONAGGI Manicaretti e diete per i super piloti, la vita a mille dei cuochi molisani della motoGp


Campobasso. Stavolta la divisa l’indossano per gioco. Sono giovani e brillanti Antonio Trotta, Toni Ludovico e Gianluca Pisani Massamormile. Soprattutto, sono molisani autentici che girano il mondo in moto, anzi, per le moto. 
Li abbiamo incontrati perché rappresentano tre ottimi esempi di ragazzi del Sud che s’inventano una professione, la trovano fra mille e la cavalcano impavidi come fosse un bolide della motoGp. Li abbiamo intervistati, da Pulp a Campobasso, perché, come tanti loro corregionali, sono il contro manifesto dell’immobilismo degli amministratori molisani, insensibili o forse del tutto incapaci di dare una prospettiva anche ai giovani più dotati, quelli che poi, un giorno, come decennale tradizione impone, torneranno a casa solo per riabbracciare gli affetti più cari.


Dicevamo dei bolidi a due ruote e della motoGp. E dicevamo bene, perché gli interlocutori di oggi sono parte integrante di questo circo sportivo, che sposa il business, così affascinante e chiassoso nel suo colorato itinerario. Loro non corrono in pista, ci mancherebbe, ma insaporiscono nel senso letterale del termine i giorni di piloti, tecnici e ospiti più o meno illustri del circuito motociclistico mondiale. Ci mettono il… pepe nelle dosi consigliate. 

Per farla breve, sono i due cuochi e uno dei camerieri della scuderia che è stata di Marco Simoncelli, lo sfortunato centauro romagnolo morto due anni fa sul tracciato di Sepang, travolto da un destino mai così meschino nello strappare alla vita il più caro, sincero ed esuberante talento del nostro sport. 
La Go&Fun Honda Gresini, questo il nome del team, è la casa fondata nel ’97 dal due volte campione del mondo 125, Fausto Gresini. Quest’anno ha conquistato un discreto quinto posto tra i costruttori. In pista il binomio composto dalla punta di diamante Alvaro Bautista, spagnolo 29enne, e dall’australiano Bryan Staring.
La nostra chiacchierata parte proprio dal rapporto cuochi e piloti. In particolare ci incuriosisce la dieta dei motociclisti prima e dopo la gara, e magari sapere se anche loro così minuti e atletici si concedono qualche stravizio alimentare. 
«Certo che hanno qualche preferenza – risponde il loquace Antonio Trotta, che è il capo cuoco (si è formato alla Electrolux Chef Academy) e gira il mondo da undici anni – ma non scappano alle regole che tutti i buoni piloti dovrebbero seguire. La dieta è più o meno questa: a pranzo pasta in bianco condita con olio extravergine e parmigiano, la cena è a base di proteine, principalmente quelle di carne rossa, filetto e pesce, salmone o tonno, dipende dai gusti». 
Come nasce la tua avventura di… cuocoGP? 
«Devo tantissimo al compianto Roberto Conti. Ero spesso al suo campeggio, il Maronda di Montenero. Al ristorante, nella stagione estiva, lavoravo anche. Roberto aveva in gestione quattro team e un giorno mi promise che ai miei diciotto anni mi avrebbe dato la possibilità di entrare nel mondo dei motori. E’ stato di parola e, dopo tanti anni, eccomi qua pienamente inserito».
Hai conosciuto tanti piloti e personaggi del circuito. Hai qualche aneddoto per noi? 
«I piloti sono uomini come tutti. Ci sono quelli molto professionali che mantengono un certo distacco con i membri dell’entourage, altri invece sono più aperti, magari ti invitano a casa o esci con loro. In questo senso quelli che ho conosciuto meglio sono stati Marco Melandri, Sete Gibernau e Michele Pirro. Gli aneddoti ci sono eccome. Pensa che al compleanno di Michele Pirro al Sachsenring (circuito tedesco, ndr), durante un’intervista, gli ho tirato una torta in faccia… L’ episodio è finito su youtube». 

Tanti anni vissuti intensamente in Europa e nel mondo per Antonio Trotta. Ora c’è stata una piccola frenata da parte di tutti. Anche il motomondiale, che pure in tv appare tutto lustrini e impennate chic, è infatti esposto ai venti globali della crisi. Da qualche tempo ne risentono i team con tutta la carovana al seguito. 

«E’ un momento particolare – conferma Antonio – da quattro anni serviamo il team solo in Europa. Le trasferte oltreoceano e le altre lontane non sono più sostenibili per tutti. Prima io viaggiavo sempre con il team, anche negli altri circuiti, ma va bene così, nel nostro continente ci sono ben dodici tappe del motomondiale, sono tante ed è un bel lavoro».

Bello soprattutto quando… 
«Quando viaggiamo con i camion e ci fermiamo per organizzare delle cene fantastiche. E’ una situazione di svago in cui ci sbizzarriamo e liberiamo la cucina ai nostri capricci gastronomici preferiti. Noi possiamo trasgredire (dire) e allora vai col calamaro alla griglia, i filetti, la paella, gli hamburger e il prosciutto spagnolo bellota, così, tanto per ingranare la prima marcia…».

E’ una vita da nomadi, la vostra, come quella dei piloti. Come si muove il circo dei cuochi della motoGp? 
«Noi giriamo l’Europa in camion, partiamo in sette con quattro tir: tre bilici e un camion motrice con cucina» interviene Toni Ludovico, 23enne chef ‘in seconda’, per usare il gergo calcistico, originario di Fossalto. Toni ha studiato all’istituto alberghiero Matese di Vinchiaturo. Vive il motomondiale da poco più di tre anni e ha negli occhi una carica e un’ambizione sorprendenti. 
«Arriviamo a destinazione spesso già il lunedì sera. Tutti insieme, noi due chef, Gianluca (il 32enne Pisano Massamormile, ndr) che serve il ‘nostro’ Alvaro Bautista, e gli altri colleghi. La mattina seguente siamo già nel paddock, dopo di che cominciano gli impegni veri e propri.


 Tutto è piuttosto scandito nel tempo, i piatti, gli orari… magari qualche volta c’è il pilota che ci chiede un piatto particolare, penso a Bautista che ogni giovedì… rompe con la pasta ai quattro formaggi». 

Quindi ogni gran premio vuol dire una settimana di sforzi intensi. Vi manca il Molise quando siete fuori? 
«Sinceramente parlando – prosegue Toni - al terzo, quarto giorno di lavoro, quando comincio a sentire i primi segni di stanchezza, mi dico: che bello sarebbe stare un po’ a casa. Ma poi torno in Molise e dopo quattro ore non vedo l’ora di ripartire (ride)».

La più bella soddisfazione nel vostro lavoro? Per tutti risponde Antonio: 
«Credo sia stata quella di quest’anno al Mugello. Era una cena di gala, presenti ovviamente gli sponsor, i dirigenti Honda e altre personalità. Siamo stati bravi quella sera, al punto che, a fine cena, ci hanno tributato una standing ovation. Mamma mia che brividi…».

Il pilota più simpatico a tavola? 
«Ce ne sono stati tanti – è ancora Antonio a parlare - ma se devo sceglierne uno dico Gibernau, che ti tratta proprio da amico. E’ uno che fa battute e parla nel linguaggio di noi giovani, forse per questo mi è rimasto nel cuore».

Ora siete in relax. I prossimi impegni? 
«Sì , siamo in vacanza, ma non per molto. Ci aggiorniamo continuamente. A breve seguiremo altri corsi di formazione culinari per farci trovare sempre più pronti sotto tutti gli aspetti. In motoGp non si lascia nulla al caso».

Allora in bocca al lupo per il vostro prossimo giro di pista… non prima però di aver lanciato, da molisani ormai stabilmente fuori per lavoro, il vostro messaggio agli amministratori regionali. 
«Quello che è mancato alla nostra generazione è stato il supporto morale prima ancora che quello tecnico-logistico. Ai nostri politici dico di investire sui giovani, di sostenerli come ragazzi e insegnale loro a pensare con la propria testa, attraverso un atteggiamento positivo nei confronti della vita e del futuro. Se non l’avete fatto con i trentenni – conclude Trotta, molto preso dalla questione - fatelo almeno con l’ultima generazione».

Il cappello da chef su una divisa da motociclista. Sensibili al palato del… pilota (perdonate il calembour). Questi sono i cuochi della motoGp. Il Molise è ben rappresentato anche tra i fornelli del motomondiale. Mentre li salutiamo, ci chiediamo se questi ragazzi non possano dare qualcosa di più alla nostra regione in termini professionali, promozionali e umani. Ma ci rendiamo conto che non sono loro a doversi proporre. Tra un manicaretto e l’altro, viaggiano a oltre trecento chilometri orari. Quelli che arrancano, semmai, sono i politici e gli opinion leader molisani, fermi al semaforo dal 1963, con il verde ormai sbiadito da cinquant’anni di mediocre autonomia, a pochi secondi dal colore rosso: quello dello stop o, se preferite, del fallimento.

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